L'eterna notte dei Bosconero
È notte. Siete in un paese straniero. Non siete nel vostro tempo. Un ambiguo personaggio
vi avvicina in una locanda e inizia a raccontarvi una storia di indicibili orrori, di mefitici
miasmi e di presenze demoniache. E, più di tutto, voi siete J.W. Goethe: l’autore che
rivoluziona la letteratura mondiale, l’alchimista, lo scienziato — uno che dovrebbe sapere
tutto. In quella misteriosa e appassionante vicenda di sangue sparso e teste mozzate
tutto può essere vero e tutto può essere falso. Il racconto è talmente ipnotico che non
riuscite più a sottrarvi, vi trascina in un viaggio iniziatico e terribile, in una storia che non
può essere detta — per il terrore che irradia — se non quando tutto è finito. E infatti
quello che vi apprestate a leggere è l’ultimo libro di Goethe — il suo più tremendo, il
capitolo assente dal celeberrimo Viaggio in Italia.
La vicenda dei nobili decaduti Bosconero ruota attorno alle sospette catatonie dell’erede
Federigo, al parricidio che ha condotto in manicomio suo fratello, alle sparizioni improvvise
del servo Barcellona e del precettore Blasco Telamonio, agli efferati delitti e agli
sconvolgenti ritrovamenti di resti umani. Sullo sfondo, una Sicilia borbonica, pestilenziale,
epica e fantastica, strapiena di personaggi che vanno dal grottesco all’inquietante. Uno
stile che miscela la lingua del Camilleri di La presa di Macallè alle strabilianti invenzioni di
D’Arrigo, mentre esami autoptici barocchi e voodoo arcaici esplodono di pagina in pagina.
L’eterna notte dei Bosconero è una creatura amorfa all’incrocio tra Stephen King e David
Lynch, è un romanzo visionario che è storico, thriller, racconto vampiresco e, in ultimo,
anche allegoria civile, perché la Sicilia raccontata da Goethe — come il lettore facilmente
intuisce — è lo specchio della palude italiana contemporanea.
Cottogni