Il vampiro di Piazza Cavagneria. Una storia pavese del XIX secolo
Pavia, 1842. Nel giro di poco più d’un anno, qualcuno, protetto dal buio e dalla nebbia che
avvolgono piazza Cavagneria, ha assalito tre giovani donne, sgozzandone due. La città
trema; le autorità sono sgomente, da Milano il maresciallo Radetzky intima che sui delitti si
faccia al più presto luce. Ma perchè soltanto donne?, e perchè sempre in piazza Cavagneria?,
e perchè, tra la prima e la terza aggressione è trascorso tanto tempo? Questo si chiede,
perplesso, il commissario Melchiorre Ferrari, incaricato dell’indagine. Dapprima, egli brancola
nel buio, sulle tracce d’una misteriosa “ombra bianca” intravista al fioco chiarore d’un
lampione; l’intuizione, poi, l’intrecciarsi di casi, di discorsi, di coincidenze, lo mettono in grado
di risolvere la tetra vicenda.
In questo, il terzo di quelli che chiama “libri di San Siro” (perchè presentati, appunto, il giorno
della festa del Patrono), Milani non si è limitato alla pubblicazione di documenti, come ne “La
cagna del ponte”; sia pure sulla base di carte, memorie, diari, studi ed indagini storiche, egli
narra una storia tutta originale. Protagonisti, o meglio antagonisti, il commissario Ferrari e
l’assassino: attorno a loro funzionari asburgici, borghesi, professori universitari, soldati
austriaci, popolani, preti, venditori ambulanti, guardie cittadine; prostitute: i personaggi della
Pavia ottocentesca, quieta, silente, velata di nebbia e di mistero.
Piccinini