Conviene fare ben l'amore
Nel mondo freddo, buio, malinconico del disastro energetico, del grande K.O., della
degradazione tecnologica, in cui l’umanità è tutta dedita a conservare, forse con una
segreta speranza, i feticci dell’era meccanica, mentre i negozi esibiscono un’immensa
parata di oggetti eterogenei e privi di senso, e per Roma ci si sposta a cavallo o in triremi,
a Fiumicino sono esposti i grandi jet luccicanti dell’antichità, le città sono immensi
magazzini antiquari allestiti dalla “grande manutenzione”..., un professore di biologia
applicata del Policlinico romano alla ricerca di una fonte di
“energia pulita” si decide a verificare coi suoi collaboratori una remota ipotesi di Wilhelm
Reich: che l’attività
genitale e sessuale in genere produca elettricità e possa quindi ridare al mondo luce e
calore e facoltà di movimento.
Così, felicemente, comincia la commedia, che ha come protagonisti medici e deliziose
infermiere, prestatori d’opera sessuale o “fornitori”, amatori eccezionali, allocchi,
istituzioni, premi Nobel, la Cia, la Chiesa, i petrolieri..., tutti occupati a indagare nelle
pieghe anche più riposte il mistero insondabile del Sesso. Su uno spunto del genere la
fantasia dell’autore si scatena: innumerevoli le trovate, le gags, le invenzioni; qui si
ricorderà soltanto la grande lottata all’Hotel Hilton di Roma gremito di prostitute,
omosessuali, amatori prezzolati, amanti occasionali, sposini impegnati in una colossale
fornicazione quantificata dagli scienziati e controllata da un porporato, mentre il personale
di servizio è tutto composto da politici e luminari della scienza... E, naturalmente, gli
esperimenti riescono:
via via si accendono una lampadina, un lampadario, i fanali di un viale... Ma non è detto
che la commedia debba
essere a lieto fine...
Cottogni