| Actarus. La vera storia di un pilota di robot |
| Tokio, 2076. Anche se sei un pilota di robot di fama internazionale, la routine lavorativa |
| alla lunga pesa. E Actarus, dopo anni che deve battersi contro i mostri di Vega anche tre |
| quattro volte a settimana, di certe cose comincia un po’ a stufarsi. In Istituto, i colleghi |
| ormai passano più tempo in chat che a preoccuparsi della guerra intergalattica. Il Dottore |
| non perde occasione per sparargli le sue interminabili tirate sul futuro della razza umana, |
| con la sua costante espressione di grande dignità. E sempre con quella noiosa sigla in |
| sottofondo. |
| L’unico che ancora la sera riesce a trascinano fuori di casa è il suo amico Alcor. Ma |
| finiscono sempre in quei locali ultrafashion di Tokio, zeppi di commercialisti che |
| sorseggiano succhi di ananas e carote. |
| Nel bel mezzo della crisi dei trent’anni, Actarus ha una gran voglia di far luce su alcune |
| questioni nodali della sua esistenza. Per esempio, perché con il suo Goldrake deve sempre |
| prendersele per tre minuti buoni dai robot nemici, prima di tirare fuori il tuono spaziale? |
| D’accordo le esigenze della diretta televisiva, ma non potrebbe farlo subito? |
| Il pilota ha proprio bisogno di un periodo di ferie sulla sua Stella natale, Fleed, con quei |
| tramonti multipli dai colori meravigliosi, le ragazze sempre disponibili, e l’IKEA che fa le |
| offerte anche nei weekend. |
| Ma, mentre i comunicati stampa dei ribelli veganiani si fanno sempre più deliranti e |
| confusi, Actarus conosce Roberta, la pacifista bella e un po’ anoressica, con la dispensa |
| sempre piena di prodotti equosolidali. E comincia a considerare sotto una nuova |
| prospettiva il destino dei conflitti interplanetari... |
| Cottogni |