L'abbraccio delle ombre
Dabria è una città crudele, lussuosa, seducente e ipocrita.
Non c’è posto che per la gente per bene tra le botteghe e le alte torri del Consiglio. Ma c’è
un’altra Dabria, buia e sporca, fatta di prostitute e bambini di strada, tagliagole e brutti ceffi,
dove si erge il palazzo della Corporazione dei Ladri; sono loro, le Ombre, i veri signori della
città. È qui, in mezzo a ladri e mercenari, che Jath e Valpur si incontreranno. Ma non c’è
spazio, in questo popolo sleale, per i buoni sentimenti e la sorte, da parte sua, di certo non
aiuta.
L’ambizione spinge un mago oltre le proprie capacità: evocare una divinità perversa non è mai
una buona idea, soprattutto se si è convinti di poterla controllare. Finalmente libero dalla
prigionia, il dio si impossessa del corpo del mago, dando inizio a un periodo di terrore: la sua
influenza si estende su Dabria, sottraendole ricchezza e prestigio.
A questo punto dovrebbe ergersi un paladino senza macchia e senza paura, pronto a
riportare l’ordine con la sua spada scintillante, Ma le armature di coloro che si trovano a
combattere non sono splendenti, le loro anime tutto fuorché pure. Mentre guerre e passioni
minacciano di esplodere, saranno le Ombre la sola fonte di luce nella tenebra che si addensa.
Non per onore, non per giustizia: solo per se stessi. Per quante volte un furfante dovrà
comportarsi da eroe prima di convincersi di esserlo veramente?
Cottogni