Il sangue non è acqua
Il protagonista del romanzo è un vecchio diario, dalla copertina nera, rigida, con la pelle
segnata dalle mani che lo hanno scritto e sfogliato. Uno di quei diari che assumono l'aria
polverosa e l'odore di muffa delle cantine in cui riposano da decenni. Basta annusarlo per
capire che in esso sopravvivono memorie di storie dimenticate.

Il palcoscenico è una piccola isola della Sardegna dal nome malaugurante, Mortorio, dove
sorge villa Eleonora, una vecchia casa a strapiombo sul mare. L'isola, semideserta, è animata
dal volo dei gabbiani, che si lanciano in picchiata, diffondendo nel vento garriti ebbri di
caccia. Intorno, solo acqua: un mare vivo, irrequieto, minaccioso. Nella villa s’incontrano
sette lontani parenti, venuti per la lettura del testamento del misterioso cugino Bonifacio.

Il sangue non è acqua è un dagherrotipo tinto di rosso, un ritratto di famiglia colmo di
passione, odio, violenza, inganno e orrori primevi. Sullo sfondo, l'Italia del ventennio fascista
e un'Europa in marcia verso la Seconda Guerra Mondiale.
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