Memo
Oblivia è un posto incantato. Immerso in una natura d’irreale bellezza, lontano dal mondo e in
un tempo senza tempo. La gente di Oblivia non conosce altri che la gente d’Oblivia, e lì la
vita è un costante ripetersi del quotidiano attraverso i riti di una comunità che ha saputo
conservarsi uguale a se stessa senza sapere cosa fosse l’Altro. Oblivia è irraggiungibile
perché l’unica strada che la collegava al resto del mondo è franata; ma nessuno se ne cura,
non c’è bisogno di uscire da Oblivia, non c’è nulla da scoprire, nulla da ricordare, solo
perpetuare il suo quieto vivere.
Finché la prima mattina d’autunno, arriva lo Straniero. E d’improvviso le cose cambiano.
Nessuno lo vede giungere, ma ognuno sa che è lì in quella casa da tutti dimenticata fino a
non essere più percepita. E poi si scopre che lo Straniero possiede iricordi d’ognuno, e che
ciascuno lo vede e descrive in un modo proprio e diverso. Chi è costui? E cosa vuole da
Oblivia, se non turbarne la quiete? E perché dopo il suo artivo prendono a succedere cose
strane?
Poco a poco l’idillio s’incrina. Il rimosso riaffiora, e l’indicibile torna a essere proferito. I
genitori perdono l’autorità sui figli, gli amori marciscono dentro i veleni, i tardi si fanno savi.
Le stagioni impazziscono, e per la prima volta da sempre la Natura diventa un’entità
minacciosa. Qualcuno sparisce e non torna più, altri si perdono e non sono gli stessi quando
ritornano. E intanto la casa dello Straniero si staglia in cima alla collinetta, e risplende d’una
bellezza così perfetta da non poter essere altra che quella del Male. Che poi è davvero
arrivato da fuoriil Male, a Oblivia?
Una storia fatta di storie. Diversa, distante, scritta in una lingua antica. L’idillio che si
rovescia e diventa incubo, dentro una comunità dove nulla è ciò che appare e la verità sta
nascosta in fondo alla strada. Nessuno la conosce perché nessuno deve saperla. E perché è
la sua dimenticanza a rendere possibile la vita di Oblivia.
Giunto alla sua seconda opera narrativa dopo Il mio nome è Nedo Ludi, Pippo Russo propone
un felice incontro fra romanzo e poesia. Una storia potente, lirica, inquietante. Che non si
potrà dimenticare nemmeno cercando disperatamente l’oblio.
Cottogni