Medusa
Dopo l’eccezionale successo di ”200I: Odissea nello spazio”, Arthur C. Clarke si ripresenta
con una affascinante trilogia che è nello stesso tempo un completamento. e un
superamento di quello e il cui tema è ancora, ma in modi diversi, l’esplorazione dello
spazio. In un racconto in gran parte corale, sebbene narrato da un solo testimone, c’è
una gara spaziale condotta con infantile furberia, c’è un grandioso esperimento che si
risolve in una colossale espressione pubblicitaria, c’è un ritorno sulla Terra reso più
complicato da questioni assai poco eroiche. Non mancano tuttavia nelle desolante
panoramica del consumismo spaziale gli spiragli verso una dimensione diversa, dove
contano anche gli ideali. Infatti nella seconda parte del libro gli orizzonti si allargano,
l’atmosfera si fa più rarefatta. Dopo la Luna, vista soprattutto e ancora come una colonia,
ecco la stazione spaziale, mezzo e simbolo di un distacco dalla madre Terra che non è
soltanto illusorio. Distacco suggerito anche dal cambiamento di tono; lo scherzo lascia II
posto alla malinconia per un mondo finito, al reverente timore dell’ignoto. Ed ecco la
dimensione mitica dell’incontro con un ignoto appena sfiorato, con la incognita di Giove, il
pianeta che nell’opera di Clarke rappresenta assai più che il gigante dei corpi del sistema
solare: un’immagine affascinante che ha le dimensioni del sogno.

« Medusa di Arthur C. Clarke è uno splendido esempio di quel tipo di fantascienza che
richiede una coscienziosa estensione delle conoscenze attuali, oltre a una meticolosa cura
dei particolari nella descrizione degli avvenimenti dl un futuro prossimo. Le capacità di
mettere a punto un tale sfondo senza nulla togliere all’emozione di un racconto
affascinante all’estremo stimola la mia ammirazione non meno della mia fantasia».
ROGER ZELAZNY
Tellini