La maledizione del diamante indiano (La Pietra della Luna)
Le vicende della Pietra della Luna, il diamante maledetto, cominciano nell’undicesimo
secolo dell’Era Cristiana. In quel tempo il conquistatore maomettano, Malimud di Ghizni,
arrivato in India; s’impadronì della città sacra di Somnauth e spogliò di tutti i tesori
l’antico tempio che era una sacra meta dei pellegrinaggi indù. Soltanto il dio della Luna
sfuggì alla razzia dei conquistatori maomettani. E quella divinità che portava sulla fronte il
diamante, fu salvata da tre bramini, i quali la rimossero furtivamente e la trasportarono
nella seconda delle città sacre indiane: Benares.
La leggenda dice che la notte in cui il simulacro venne sistemato nella sua nuova dimora, il
dio Visnù apparve ai tre bramini e comandò che da allora in poi, sino alla fine delle
generazioni umane la Pietra della Luna fosse vigilata da tre sacerdoti, notte e giorno.
Prima di sparire, Visnù predisse sventure a qualsiasi mortale che avesse osato porre la
mano sulla gemma sacra e a tutti coloro della sua stirpe e del suo casato che ne fossero
entrati in possesso dopo di lui. I secoli si susseguirono, e nei primi anni dei diciottesimo
salì al trono Aurungzebe, imperatore di Dehli. Il santuario del dio dalle quattro mani fu
profanato e la Pietra della Luna venne rubata da un ufficiale superiore dell’esercito di
Aurungzebe. Nell’impossibilità di recuperare con la forza il tesoro perduto, i tre bramini
guardiani lo seguirono travestiti e lo sorvegliarono. Il guerriero che aveva commesso il
sacrilegio morì miseramente; la Pietra della Luna, recando con sé la maledizione, passò
dalle mani di un miscredente maomettano a quelle di un altro; e sempre, attraverso tante
generazioni, i successori dei tre bramini vigilavano, in attesa del giorno in cui la volontà di
Visnù il Salvatore avrebbe permesso di rientrare in possesso della gemma sacra.
Nei primi anni del diciottesimo secolo il diamante cadde nelle mani di Tippù, sultano di
Seringapatam, che lo fece incastonare nell’elsa di una scimitarra e ordinò che fosse
conservata tra i tesori della reggia.
Alla corte di Tippù comparvero tre dignitari sconosciuti, che per i loro preziosi servigi
conquistarono la fiducia del sultano convertendosi, o fingendo di convertirsi alla fede
musulmana: erano i tre bramini che vigilavano in segreto.
Questa era la leggenda della Pietra della Luna, che veniva raccontata nel campo
dell’esercito inglese che qualche tempo dopo avrebbe conquistato la città di
Seringapatam, dando l’occasione a un suo ufficiale di impadronirsi del diamante che anni
dopo portò con sé in Inghilterra.
Questo libro narra la storia di cosa successe a quell’ufficiale di nome Herncastle, e a
coloro che alla sua morte lo ereditarono.
Viviani