Il gran Murzuk
Alle soglie del Duemila, in Francia, il potere è conquistato dal Gran Murzuk, un ex ufficiale
della Legione straniera, figlio di un legionario e di una donna tuareg, che in breve tempo
ristabilisce sulle ceneri della civiltà democratica e "permissiva" una società aristocratica e
autoritaria. Ritornano, così, alla luce del giorno i valori, imiti e i riti della "tradizione"; si
riaffermano l'Ordine, la DisciplIna, la Gerarchia; mentre il Parlamento che non conta più
nulla è riservato alle donne, le campagne vengono ripopolate allontanando dalle città gli
emigrati interni, le fabbriche sono nascoste nei
vecchi castelli per non rovinare il
paesaggio... ecc. ecc. Un romanzo fantapolitica, quindi, che descrive un ritorno al
passato, proiettato nel futuro e in cui, sotto la forma del paradosso, con accenti ora
ironici ora nostalgici, si leva un
inno all'Ancien Regime, quello descritto dal Taine e dal
Gaxotte, ma rivisto e aggiornato secondo i suggerimenti di Bourget, Daudet e degli altri
maestri della controrivoluzione. Romanzo di fantapolitica, quindi, ma anche, come scrive
Claudio
Quarantotto nella sua prefazione, conte philosophique, che si richiama a Voltaire
e a Montesquieu, gioco intellettuale, divertissement fantastico, sogno, balletto,
sorridente celia con cui si capovolgono le sciocchezze di massa della cultura di massa, si
mettono alla berlina i Soloni democratici e i rivoluzionari di maggio, si fustigano a sangue
gli utopisti, di inclinazione russa o cinese, per costruire una sorridente e romanzesca
"apologia della reazione".
Cottogni