La ballata di Beta-2
Samuel R. Delany, ventottenne, americano, è uno dei nuovi autori più interessanti nel
campo della sf. Judith Merril ha scritto che il suo lavoro è “paragonabile solo a quello di
Sturgeon, Ballard, Vonnegut e Cordwainer Smith “; e in effetti Delany, che ha già al suo
attivo una notevole quantità di romanzi, ha rinnovato con grande abilità ed intelligenza la
narrativa fantascientifica. Ha iniziato a scrivere giovanissimo: a diciannove anni aveva già
prodotto The Jewels of Aptor, e a ventuno aveva completato la trilogia The Fall of the
Towers. Tra le altre sue opere più notevoli possiamo ricordare Babel-17, una magnifica
storia costruita sul filo degli elementi più tradizionali (di questo romanzo, purtroppo,
continua a sfuggirci il contratto); e The Einstein Intersection, rappresentazione mitica e
fascinosa di un mondo continuamente variabile. Questo The Ballad of Beta-2, il suo primo
romanzo che viene tradotto in Italia, costituisce un eccellente esempio delle qualità di
Delany. Anzitutto la storia: apparentemente l’opera presenta una struttura del tutto
tradizionale, con un’inspiegata catastrofe iniziale le cui ragioni vengono poco per volta
svelate. Ma la banalità, se vogliamo, della base di partenza viene immediatamente
superata dallo svolgimento: e si noti l’enorme abilità di montaggio, che porta ad incastrare
alla perfezione i pezzi l’uno nell’altro; l’intelligenza con cui l’autore ha ricostruito
dall’interno il mondo complesso e multiforme delle dodici astronavi, senza risparmiare le
frecciate polemiche verso il mondo contemporaneo (il dibattito sui rituali, ad esempio). E
si noti soprattutto l’originalità estrema della soluzione: perché in questo romanzo la chiave
di volta è costituita dalla solitudine di un essere, che si traduce in un atto di sconfinato
amore. Mai, crediamo, ci era capitato di leggere qualcosa in cui un semplice sentimento
fosse il motore centrale di un meccanismo in se stesso sostanzialmente concreto,
materiale. In secondo luogo la prosa: fluente, scorrevolissima, ma ricca al tempo stesso di
vibrazioni sinceramente poetiche; una prosa che riesce a travisare i fatti anche più
meschini per trasportarli in una sfera trascendente. Qualche brano è, a nostro parere,
niente di meno che un capolavoro di perfezione: l’incontro di Leela con il Distruttore, ad
esempio; o le poche pagine finali del diario di Hodge, tanto intense quanto assolutamente
virili. Qualche lettore, per lettera, si è lamentato di non vedere più su Galassia molti
romanzi avventurosi. Ebbene: The Ballad of Beta-2 è un’opera avventurosa nel senso più
completo della parola; ma ricca, piena, intensa. Contraddistinta, secondo noi, da quello
che è il marchio della nuova narrativa di sf: perché il merito maggiore di Delany sta proprio
nell’aver rinnovato tutto un genere, nell’aver indicato strade inedite, come del resto
stanno facendo diversi altri autori, in America e altrove. Questa è l’avventura in cui siamo
disposti a credere; mentre ci rifiutiamo di accettare per buone quelle opere che ripetono
all’infinito le stesse idee e le stesse immagini. E se vogliamo affermare che The Ballad of
Beta-2 è, nel suo genere, un capolavoro, è perché ne siamo assolutamente convinti.
Un’ultima nota: in sede di traduzione abbiamo preferito lasciare la Ballata vera e propria in
metro libero. Questo perché una rima ci avrebbe costretti a delle forzature che potevano
finire col deturpare il significato stesso del testo
Tellini