Babel 17
Per i lettori che certo ricorderanno la prima opera di Delany presentata da Galassia in
Italia, La Ballata di Beta-2, questo romanzo costituirà una gradita sorpresa. Nel caso di
Beta-2 si era accennato alle particolari strutture avventurose che costituivano alcune
delle caratteristiche più tipiche di questo giovane scrittore americano, fra l’altro il primo
scrittore negro di fantascienza. E per Babel-17 il discorso può allargarsi e scendere in
profondità, perché ora ci troviamo di fronte ad un’opera che supera senza indecisioni
alcune riserve ancora presenti nel romanzo precedente.
Babel-17 è il punto focale intorno al quale ruotano tutti i personaggi e le vicende del
romanzo, ma cosa è Babel-17? Si tratta di una lingua, di un misterioso idioma che fa la
sua comparsa in un delicato momento della guerra cosmica combattuta fra l’Alleanza
terrestre e gli Invasori. Ma quel che più conta, e che più interessa la poetessa Rydra
Wong, incaricata dall’Alleanza di scoprire il significato di questa lingua, è che non si tratta
semplicemente di una nuova concatenazione semantica, ma di u vero e proprio nuovo
modo di pensare, di un punto di partenza per un pericoloso viaggio nelle più remote
oscurità dell’inconscio umano e dello spazio cosmico. Vediamo dunque come i consueti
elementi di più pura ‘space opera’ rientrino anche questa volta nel sapiente gioco
condotto da Delany; ma occorre tenere presente che la prosa di Delany si è evoluta, e
che ora, fattasi più massiccia e corposa, tende a risultati difficilmente raggiunti prima da
qualcun altro. Anche nei lunghi periodi descrittivi è facile notare.., una certa disposizione
alla diretta provocazione del lettore, un uso del tutto particolare di parole e di sintassi,
intrecciate fra di loro in schemi che coinvolgono lentamente i processi mentali di chi legge.
Il mondo fantastico di Delany è di una ricchezza e di una fecondità quasi incredibili, e non
occorre molto tempo per rintracciarvi le lontane reminiscenze mitologiche e poetiche; ma
la sua arma migliore è la lingua, la stessa protagonista di questo romanzo. Ci eravamo già
accorti in Beta-2 della sua predilezione per materie come la poesia e la linguistica, ma solo
in Babel-17 Delany sembra avere dato fondo a tutte le sue risorse nel campo. Egli ci
mostra il lento incedere di Rydra Wong nello studio di Babel-17, e nel contempo ci offre gli
strumenti adatti per seguirla nel suo viaggio e forse giungere prima di lei alla soluzione.
Ma proprio per questo motivo, alcune parti del romanzo presentano una certa difficoltà,
soprattutto di ordine linguistico. Sembra che Delany stesso si stia esercitando nella
creazione di una nuova lingua. E quando questa nuova lingua, in un gioco delle parti. che
assume lentamente un ritmo ossessivo da romanzo giallo, scandito dai colpi di un
misterioso sabotatore a bordo della stessa nave di Rydra Wong, ci offre alcuni frammenti
stupendi come la dichiarazione d’amore del Macellaio, teneramente assurda a causa del
suo errore semantico, o ci mostra l’agghiacciante visita al museo personale del Barone Ver
Dorco ai Cantieri di Guerra, si può senz’altro dire che ha raggiunto il suo scopo. Resta
solo da aggiungere che le poesie di Marilyn Hacker, inserite dall’autore all’inizio delle varie
parti, non sono mai apparse in Italia e sono state pubblicate dalla The Washington Square
Review, per chi volesse approfittarne. In sede di traduzione, poi, vorremmo ringraziare il
Prof. Vittorio Ghebbioni per il prezioso aiuto fornito nella traduzione dei versi di M. Hacker.
Tellini