Noi marziani
Negli anni Novanta, i grandiosi progetti di colonizzazione interplanetaria sono stati dimenticati
e Marte è ancora pressoché disabitato. Il lungo periodo di disinteresse ha favorito lo
sviluppo di ogni sorta di traffici, dal contrabbando alla speculazione sulle aree che
costeggiano la preistorica rete di canali, e la vita sul pianeta rosso è dura, come sempre è
stata sulla Terra. L’avido Arnie Kott, il Membro Supremo del potente Sindacato degli Idraulici,
è uno spietato affarista, determinato a sfruttare a proprio vantaggio ogni risorsa che il
pianeta può ancora offrire. E chi potrebbe fermare il suo disegno? Forse le antichissime
tradizioni dei Bleekmen, gli aborigeni marziani superstiti, o una realtà molto più sottile e
sconvolgente: l’abisso spalancato negli occhi di Manfred, il ragazzo autistico che scivola
avanti e indietro nel tempo, nei regni dell’entropia e della morte.
Scritto nel 1962 e pubblicato nel 1964, Noi marziani racconta il cinico sfruttamento di una
colonia, di una terra, di una cultura, trasformando in incubo il sogno americano della
conquista degli spazi, dalla Frontiera al cosmo al mercato globale. Da tale paesaggio desolato
si innalzano, come spesso accade nelle opere di Dick, i deboli e gli emarginati, gli unici
capaci di calarsi nel cuore dell’inferno per poi riemergere e ricominciare da capo.
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