Tempo di streghe
Di James Gunn, autore che gode d’ampia notorietà in America nonostante la relativa
scarsità della sua produzione, il lettore italiano ricorderà senz’altro Il rosso fiume
dell’eternità e Questo mondo inespugnabile: opere entrambe piuttosto interessanti e
impegnate, Tempo di streghe, l’antologia che qui presentiamo, ci rivela un altro aspetto
dello scrittore: aspetto, se vogliamo, più occasionale e tendente al puro divertimento, ma
non per questo trascurabile, (E sarà opportuno notare come i tre racconti che
compongono il fascicolo siano originariamente comparsi, tra il 1953 e il ‘54, su riviste
specializzate americane) Diciamo subito, a scanso d’eventuali equivoci, che il difetto
maggiore di questi lavori (ad eccezione di Un bel pezzo di birra) consiste proprio
nell’essere nati come racconti professionali: sicché, ad esempio, la Favola della bella
strega e dell’intrepido detective si trova a giocare continuamente con gli stessi elementi,
col rischio di produrre una certa noia (e senz’altro una misura più contenuta ne avrebbe
aumentata l’agilità interna); e, allo stesso modo, Strega a malincuore soffre d’un’estrema
chiusura d’ambienti e d’una chiaramente individuabile staticità di personaggi. Il discorso
vale anche per il linguaggio, che proprio per voler essere troppo piano e normale,
quotidiano, ingenera alla lunga piattezza e monotonia (non in quantità tali, comunque, da
impedire al lettore una buona dose di divertimento). Per contrasto, Un bel pezzo di birra,
veloce, movimentato, con un’idea originale, spicca senz’altro sugli altri due e resta, nel
suo genere, un piccolo capolavoro. Accanto ai difetti, ovviamente, i pregi. Che saranno
soprattutto da ricercarsi, a nostro parere, nel ritratto della società americana che balza
fuori da questi racconti. Diciamo meglio: certe costanti strutturali, di natura
prevalentemente socio/sessuale, che emergono continuamente dalla pagina di Gunn. Non
sarà un caso, ad esempio, che le caratteristiche fisiche delle tre ragazze dei racconti
siano sempre le stesse (statura leggermente bassa, occhi azzurri, etc.): o che il
protagonista si senta alla fine, in un modo o nell’altro, regolarmente costretto a sposare la
strega di turno. Non vorremmo parere troppo tendenziosi ma ci pare di vedere in tutto ciò
(nonché nell’ambiguo rapporto, a sfondo essenzialmente sado/masochistico, che, sempre,
si instaura tra il maschio e la femmina) una rappresentazione pressoché tangibile delle
paure e dei desideri dell’uomo americano. Da una parte, dunque, la desiderabilità della
donna, e con ciò s’intenda anche l’inconscia tensione all’annullamento col ritorno al
grembo materno; dall’altra la paura della svirilizzazione, dell’insorgere del matriarcato, e
quindi complessi di castrazione et similia (significativa, tra l’altro, l’associazione
donna/magia, che qui ritorna regolarmente: scivolamento ad uno stato archetipo del
pensiero e della società, ovvero puro e semplice timore del diverso essere femminile, della
sua sostanziale estraneità all’essere maschile, con tutte le conseguenze che ciò
comporta?). Vorremmo dunque proporre per questo testo, al di là e anche contro la patina
di superficie che tende a farlo apparire semplice prodotto di consumo, un’interpretazione
socio/psicoanalitica: e ritrovare, per continuare il discorso, nelle tre donne una
rappresentazione quanto mai esatta e circostanziata di ciò che Jung chiama anima (e cioè
l’archetipo femminile presente nel maschio). E ancora, per azzardare un’altra idea,
interpretare l’istanza razionalistica di fondo (atea, tra l’altro, a ben guardare) come un
tentativo, conscio, di ribellarsi alle immagini prodotte dall’inconscio; in altre parole, il
desiderio di rimettere ordine dove ordine non esiste, Queste sono solo alcune indicazioni di
massima, che la stessa ristrettezza di spazio non ci consente d’ampliare. Vorremmo
tuttavia, per concludere, affermare la necessità d’un approccio alla sf non più limitato ad
empiriche e sostanzialmente immotivate osservazioni personali, ma saldamente basato su
una metodologia scientifica, secondo le indicazioni delle più recenti teorie estetiche; onde
si possa sviluppare un discorso continuo, omogeneo, e generale, senza pericolose
Tellini