| La donna che rubava i mariti |
| Zenia è bella, intelligente e insaziabile, manipolatrice e tuttavia vulnerabile, bisognosa |
| eppure priva di scrupoli. Zenia, però, è anche morta. Per esserne assolutamente certe, |
| Tony, Roz e Charis, sue vecchie amiche e "vittime" involontarie, si ritrovano per |
| celebrarne il funerale. Ma cinque anni dopo, mentre le tre donne sono riunite attorno al |
| tavolo di un locale alla moda di Toronto, l'impensabile accade: radiosa della travolgente |
| carica magnetica che l'ha sempre accompagnata, Zenia si ripresenta nel mondo dei vivi. |
| Maga degli specchi, predatrice di uomini, sirena e faina, Zenia - il male, ma anche la |
| fantasia di libertà, che ritorna - è allo stesso tempo coscienza infelice, alter ego, modello |
| negativo e di ruolo delle tre splendide protagoniste di questo sapiente romanzo di |
| formazione con cui l'autrice ha dato seguito virtuale a una precedente, grande opera |
| narrativa, Occhio di gatto. |
| Sensibile, come in ogni suo libro, alla sottile ma inequivocabile linea di demarcazione che |
| separa il mondo delle donne da quello degli uomini, in La donna che rubava i mariti Atwood |
| ha dipinto con spregiudicatezza e un incredibile senso della realtà quattro diversi destini |
| femminili e la contraddittoria fatica del diventare e vivere da donne. Un romanzo che si |
| legge col fiato in gola, augurandosi di poter cambiare il corso delle storie di Zenia, Tony, |
| Roz e Charis e allo stesso tempo abbandonandosi al potere affabulatorio e alla scrittura |
| avvolgente, implacabile e tuttavia carica di umanità dell'autrice di L'altra Grace. |
| Vegetti |