Satana dei miracoli
Esistono, nella science fiction tradizionale, numerosi romanzi che presentano i robot ribelli
all’uomo e con l’uomo in lotta per la conquista dell’egemonia del mondo; è una di quelle
trappole affascinanti e pericolose in cui si è buttato persino Lord Dunsany, uno dei maestri
riconosciuti della narrativa fantastica del nostro secolo, che tuttavia in The Last
Revolution, cedendo a questo tema vieto, è sceso al livello di un principiante: da un punto
di vista tematico se non da quello stilistico, poiché l’eleganza di Dunsany non è cosa che
possa venir corrotta neppure da un tema sbagliato. Meno numerosi, ma per contro più
importanti, esistono racconti e romanzi che presentano i robot come strumento, autentico
o sedicente, di mia volontà superiore: i lettori italiani conoscono il Cutie di Asimov, robot
cartesiano che si costruisce una filosofia e finisce per adorare il generatore d’energia della
astronave e per autoproclamarsi interprete e profeta dei suoi voleri; e il robot minorenne
di un intelligente romanzo di Randall Garrett, che diventa maniaco religioso combinando nei
propri circuiti le nozioni derivate dalla lettura di un testo di logica simbolica con la
certezza della propria infallibilità; e, per contro, il robàsino di Anthony Boucher, che aiuta
l’incredulo monaco nella ricerca della Verità. E ancora, i rohot mandati dai generali a
combattere l’ultima battaglia contro il Nemico, e che Sheckley fa paradossalmente
assurgere al cielo. Con una tecnica che sottolinea una sua crescente congenialità con
Philip K. Dick, Ugo Malaguti, come spesso ama fare il vincitore dell’Hugo 1963, ha preso un
tema tradizionale e l’ha modificato, rovesciandolo come un guanto, e ne ha ricavato mia
situazione nuovissima, in questo Satana dei miracoli. Come in certi romanzi tradizionali, qui
i robot dominano, o meglio cercano di dominare il mondo: e lo fanno in nome di Dio: così
che gli uomini si rifugiano nel culto di Satana, arricchendolo di miti fantasiosi e assurdi,
eppure carichi di un’acre poesia, dì una ribellione che è desiderio sconfinato di libertà. Ma
Dio e Satana sono divenuti, attraverso la perversione ideologica dei robot e la rabbiosa
difesa degli umani, due concetti ben diversi da quelli che noi conosciamo. L’isterismo
fanatico dei robot ha fatto di Dio, agli occhi degli umani, una entità odiosa, dittatoriale; e
Satana, se non è divenuto il Lucifero romantico emblema del tormento interiore umano e
meno ancora il Satana carducciano, simbolo del progresso, se ha ancora tra i suoi cultori,
streghe non meno isteriche di quelle appartenute alla storia del nostro recente passato e
visionari allucinati e confusi, ha un suo valore ideale come opposizione aperta alla
concezione di un Dio che i robot hanno reso meschino e vendicativo. Tra uomini e robot,
che si dividono, odiandosi, il mondo, stanno i Lontani, una presenza allusiva e misteriosa e
sfuggente che a volte pare farsi mediatrice tra le due forze opposte, a volte pare
rifiutare ogni impegno, in nome di una saggezza nebulosa, proclamando brandelli di verità
che nessuno, né gli uomini né i robot, hanno la lucidità e il coraggio di accettare: Dio e
Satana non sono ciò che robot e uomini dipingono; le due entità antagoniste della
religione dimenticata hanno perduto davanti agli occhi ottenebrati degli abitanti della
Terra la fisionomia autentica, e ciò che i robot venerano come Dio e ciò che gli uomini
venerano come Satana sono soltanto proiezioni vane e menzognere delle loro mentalità
distorte. In questa situazione potenzialmente esplosiva e sovraccarica, ogni giorno, di
episodi orribili (i robot che bruciano sui roghi di Eretici e le Streghe, gli umani che bruciano
sui roghi i Santi e le Sante) proprio alla vigilia di una festa che rinnova gli antichissimi riti
della primavera, appare nel cielo l’ombra di una astronave. A partire da quell’istante, le
azioni frenetiche precederanno ogni tentativo di analisi, e uomini e robot si aggrapperanno
ancora più ferocemente alloro istinti di razionalizzazione ad ogni costo, fino alla
catastrofe che tuttavia — secondo una linea tipicamente malagutiana — non porterà alla
catarsi. Il tema di questo romanzo, come si vede, è non soltanto scabroso, ma anche
difficile e terribile: sarebbe stato molto facile, per un autore che non possedesse l’innato
senso della misura di Malaguti, abbandonarsi a una successione di scene truculente, alla
ricerca dell’effetto e dell’orrore. Di fronte a un tema feroce e disperato, con una intuizione
ammirevole, Malaguti ha scelto di trattarlo con un tono particolare, fortemente lirico.
accentuando la suggestione quasi simakiana, della presenza dei Lontani, gli interventi —
che sanno più di sogno che di allucinazione — delle Ombre e delle Voci, delle farfalle e dei
pezzi degli scacchi che si rivolgono al protagonista, Astaroth, riconosciuto Inviato di
Satana a furor di popolo, un personaggio limpido e ambiguo, spontaneo e insieme
sottilmente potenziato e incrinato da dubbi e da eresie incipienti, che con l’antieroe del
Sistema del benessere ha in comune la ricerca di se stesso attraverso il contatto con gli
altri esseri umani, ma possiede una personalità più ricca di sfaccettature, una vena
sotterranea e invincibile di malinconia e di sfiducia verso se stesso, emblematicamente
rappresentata nel suo assurdo e ostinato desiderio di sfidare Satana in una partita a
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