Joyleg
Ward Moore e Avram Davidson non costituiscono una delle coppie fisse della
fantascienza: in realtà questo ‘Joyleg’ è l’unica opera che hanno scritto insieme. Eppure i
due autori hanno molte caratteristiche in comune: entrambi fanno parte di quella
generazione di fantascientisti che ha incominciato a scrivere all’inizio degli anni ‘50;
entrambi sono scrittori che puntano soprattutto alla qualità e che alle azioni e alle
avventure violente preferiscono la ricostruzione degli ambienti e dei caratteri; tutt’e due
hanno raccolto le lodi della critica, ma tutt’e due hanno una produzione piuttosto esigua,
e per questo è facile dimenticarli quando si fa la rassegna dei grandi della fantascienza.
Dei due, Avram Davidson è quello che conta più opere al suo attivo, soprattutto racconti.
stato per diversi anni direttore della rivista ‘Fantasy and Science Fiction,’ è un
personaggio dalla cultura enciclopedica al pari di Asimov e de Camp, è un ottimo critico, e
alcuni suoi celebri racconti sono stati pubblicati anche in Italia su Galaxy: ‘La bicicletta
da corsa rossa,’ ‘La società degli Indiani di legno’. La sua più recente opera, ‘The Phoenix
and the Mirror’ è stata molto apprezzata per la perfetta ricostruzione della Roma classica
in chiave fantastica: un mondo magico e semistorico, virgiliano ma visto con gli occhi della
leggenda medievale. L’altro autore, Ward Moore, è soprattutto noto per ‘Lot’, per qualche
racconto come ‘La misura dell’uomo’, e per il romanzo ‘Anniversario fatale’, in cui
compariva la descrizione di come sarebbero oggi gli Stati Uniti se il Sud avesse vinto la
Guerra di Secessione. Nell’uno e nell’altro autore troviamo lo stesso gusto per la ricerca
erudita sul passato, lo stesso piacere di riscriverlo a propria discrezione, e dall’unione di
questa loro caratteristica è nato ‘Joyleg’, storia di un viaggio nel tempo compiuto con il
mezzo più laborioso. Ma più che un romanzo, ‘Joyleg’ è una rappresentazione comica e un
poco pazza, in cui troviamo beffa, satira e commedia di costume: a folly, come lo
definiscono gli stessi autori. Lo scenario è una sottoamerica contemporanea in cui
affluiscono parlamentari e senatori, plenipotenziari e grandi figure del passato, con il
passo di una sceneggiatura teatrale. Non la solita America delle commedie
cinematografiche, e neanche l’America della critica violenta contro le istituzioni, ma
un’America minore, intermedia tra le due, composta in parti uguali di personaggi che
rammentano il Simak migliore e di personaggi che sembrano tratti dalla Dogpatch dei
fumetti di Al Capp, che collabora a fornirei un gustoso ritratto delle straordinarie
differenze che intercorrono tra la storia e la politica quali sono davvero e quali ci giungono
attraverso il filtro delle cronache e delle ricostruzioni.
Tellini