Il ribelle di Veritas
Veritas: una città del futuro dove è stata bandita ogni forma di menzogna, dove ogni
cittadino è condizionato a dire solo ed esclusivamente la verità. La privacy è immorale e
persino chi usa una metafora è un fuorilegge. All’età di dieci anni, ogni abitante di Veritas
viene sottoposto a un severo trattamento che lo trasforma in un cittadino perfettamente
integrato nel crudo regime distopico. Jack Sperry, 38 anni, è un uomo realizzato; lavora
come critico “decostruzionista”, attività fondamentale in una società che giudica l’arte la
forma suprema di menzogna, e ultimamente si sta occupando di distruggere tutte le copie
esistenti dei capolavori di Hollywood, da Quarto potere a Via col Vento. Jack è
felicemente sposato e ha un figlio che adora. Ma allora che cosa potrebbe indurlo a
rinunciare alla sua utopia dorata, ad affrontare il destino atroce di chi cerca di sfuggire al
condizionamento, a mettere a repentaglio la sua stessa vita per unirsi a una setta segreta
che complotta per rovesciare Veritas? Solo un evento tragico e assolutamente
imprevedibile. Ed è proprio quello che accade a Jack Sperry, da cui comincia la sua
avventura controcorrente per scoprire il vero volto di Veritas, un’avventura che porta in
sé una sola certezza: per sconfiggere la legge opprimente della Verità l’unica salvezza è
imparare a mentire.
Un pizzico di Swift, una buona dose di Vonnegut, e soprattutto la grande tradizione
dell’utopia negativa che Morrow rilancia al ritmo del suo stile trasgressivo, sardonico,
graffiante. E riporta nella fantascienza alcune delle sue qualità migliori: l’ironia e l’umanità.
Danzando sul filo tra commedia nera e favola tragica, la narrativa di Morrow è una
Viviani