1984
"1984 appartiene a quella tradizione di narrativa utopistica che, nella letteratura
anglosassone, ebbe sempre gran fortuna: dall'Utopia del Moro al Gulliver, al Butler, al
Wells, ecc. e ultimamente allo Huxley dei Mondo nuovo ("Medusa" n. 18) e della Scimmia e
l'essenza ("Medusa" n. 230), e alla Fattoria degli animali ("Medusa" n. 200). Ma Orwell ha
fornito uno sforzo maggiore. L'opera è circa quattro volte la mole dell'altra: e anche ciò,
tutto che si dica, qualche cosa significa. Winston e Julia appartengono, sebbene con
mansioni secondarie, al partito. E quelli che come loro portano la divisa del partito, sono
legati da una disciplina inesorabile. È perfino loro negata una vita sessuale. Anche nelle
loro private abitazioni un "teleschermo" ad ogni ora li stordisce di notizie, di musica, di
giaculatorie propagandistiche, al medesimo tempo che raccoglie e trasmette i loro gesti, le
espressioni dei visi, le minime parole. Ogni atto che appena esca dalle regole: esempio
tenere un diario, come a un dato momento fa Winston, è deliberata manifestazione di
volontà individualistica, di diserzione morale totalitaria... 1984 resta un memorabile libro.
Libro di una tristezza disperata, ossessiva, che definitivamente colloca Orwell in uno dei
primissimi posti dell'odierna letteratura inglese."
EMILIO CECCHI
Valla