I mercanti dello spazio
Quando questo romanzo fu scritto, nel 1962, la maggior parte degli italiani ”abbienti”
andava in giro in 600 o in scooter, e dei supermarket si parlava come di una novità
sospetta. Oggi, che siamo passati anche noi per il grande carnevale consumistico, di cui
anzi le luci cominciano qua e la ad affievolirsi, le grottesche anticipazioni di Pohl e
Kornbluth acquistano, col senno di poi, un valore veramente classico. La forza del libro sta
senza dubbio nella sua incalzante vivacità di ritmo e di ricchezza di sorprese; ma più
ancora nell’aver evitato le facili prediche, le invettive, i vacui moralismi. Pohl e Kornbluth –
è questa la loro geniale intuizione satirica – non gridano ”al lupo!” ma cedono la parola al
lupo stesso, cioè a Mitchell Courtenay, alto funzionario di un’onnipotente agenzia
pubblicitaria, contentissimo di sè, del suo lavoro, della sua vita, perfettamente integrato
nel ”sistema”. E stanno a vedere quello che gli succede.
Tellini