L'ultima stazione
Kathy Bristol non ama la vita mondana, e non coltiva le relazioni sociali. Kathy Bristol
preferisce il rischio della caccia. La selvaggina, animali uomini, l'attira irresistibilmente. Se
non fosse con non si sarebbe scelta quel mestiere, e non lo farebbe con tanto entusiasmo
da dichiarare di essere disposta seguire Irvin Webb fino alla Stazione Tombaugh, l'ultima
Stazione, se questo fosse necessario per scoprire in che modo il giovane Singleton ha
avuto l'incidente sul l'astronave. Ma quando lo disse, Kathy non credeva di dover arrivare
realmente sul picco ghiacciato di Plutone, dove i terrestri avevano installato, da una
decina d'anni, la loro più importante base scientifica per studiare lo spazio oltre l'estremo
pianeta del Sistema. E soprattutto non credeva di doverci arrivare in quelle condizioni, in
lotta coi secondi e con le gocce di idrogeno liquido col rischio di arrivare quando già il
pianeta aveva incominciato la sua corsa d'allontanamento diventando irraggiungibile. E
non credeva di dover fare tanta fatica per convince Webb a soccorrere il misterioso
naufrago che andava alla deriva in una specie astronave fantasma. Ma tutto queste cose
invece succedono, finché Kathy si trova a sperare che l'astronauta ritenuto troppo rude e
insensibile, lo sia abbastanza da riuscire ad atterrare sulla sfuggente superficie ghiacciata
di Plutone anche così malridotto com'è stato da quel brusco passaggio in caduta libera
che il cervello elettronico dell'astronave, stranamente, non ha segnalato come avrebbe
Tellini