Stazione Ospedale
Cari amici, oggi voglio raccontarvi la storia di Hospital Station: è abbastanza movimentata
perché ne valga la pena. Dunque, qualche mese fa Ted Carnell, che ha lanciato autori
come Jim Ballard e Brian Aldiss, mi segnala Hospital Station di James White, la terza delle
sue grandi scoperte. Mi aveva appena fatto leggere Base per negoziati, di Aldiss,
Informandomi che nessun editore americano aveva osato pubblicarlo per la scabrosità — e
la plausibiità — della situazione politica esposta; e a me, anche se il finale non era
audace quanto l’impianto generale del romanzetto, era piaciuto moltissimo, proprio per la
violenza della satira; inoltre, siccome non sono nata, purtroppo, con la Suprema
Conoscenza Fantascientifica infusa nel cervello per volontà di Zeus, cerco di rimediare
imparando da chi ne sa più di me. Così, mi affretto a leggere diligentemente il romanzo di
White. E, appena l’ho finito, scrivo immediatamente a Carnell: «Voglio i diritti, prego, e alla
svelta». Ted Carnell mi risponde che lui sarebbe felicissimo, poiché Hospital Station è il
capolavoro di White, un autore ancora sconosciuto In Italia, ma teme che il romanzo in
questione sia opzionato da qualche parte (il linguaggio e la politica editoriale, credetemi,
non hanno niente da invidiare alle complicazioni della diplomazia). Però, se White mi ha
fatto proprio colpo, è felice di assicurarmi i diritti di Second ending, dello stesso autore,
che è libero come l’aria. Mi leggo Second ending: non è Hospital Station, ma è pur sempre
un romanzo rispettabile. «All right, mr. Carnell, mandi il contratto». «All right, mrs.
Rambelli, lo faccio firmare a mr. White e lo spedisco». Ma due giomi dopo, il servizio di
controspionaggio mi informa che Second endinq è stato passato a un traduttore uraniano
(e uscirà, poi, con il titolo Vita con gli automi). Partenza di una letterina pepata per
l’Inghilterra: «Mr. White, are we doublecrossing?» (eufemismo inglese equivalente a: «Ma
mi crede proprio scema?»). Entra In azione il costernato Carnell, il quale giura
sull’innocenza di White, che ha firmato il contratto per Galassia. Volo di lettere dall’Italia
all’Inghilterra, agli Stati Uniti, dove finalmente si scopre la verità. La rivista Amazing
Stories, che ha pubblicato a puntate Second Ending ed è pertanto in possesso dei flrst
serial rates (una formula più misteriosa ed efficace d’una preghiera dell’egizio Libro dei
Morti), ha rivenduto i diritti a chi le è piaciuto — il che era nei suoi diritti — senza
neanche informare l’autore — il che non era proprio un esempio monumentale di
correttezza. Ad ogni modo, ci guadagno ancora io, anche se ormai White non è più una
primizia per l’Italia: infatti Carnell e White, affetti da un prezioso complesso di colpa
nonostante la loro provata innocenza, si guardano intorno per una settimana, poi mi
annunciano che adesso Hospital Station è libero, e se lo voglio... Naturalmente li perdono
con molta magnanimità e annetto il romanzo. Poi, siccome è molto lungo ed è costituito
da episodi indipendenti, per non mutilarlo lo divido in due, dietro consiglio di Carnell e
consenso di White. Ed eccovi Stazione ospedale, la prima rata. Settore generale, la
seconda, è prevista per ottobre. Adesso la tragicommedia è finita e tocca a voi, cari
amici, giudicare se valeva la pena di tutto questo sconquasso. Secondo me, sì. White non
avrà la potenza gotica dei suoi più famosi compagni della «giovane guardia britannica»,
Aldiss e Ballard, ma è spesso più divertente e dotato d’una immaginazione più fresca. Il
pupo hudlariano, che bisogna sfamare spruzzandolo di cibo e vezzeggiare prendendolo a
calci; il gestalt telfi, che si nutre di radiazioni dure; il coccodrillo di Chalderescol II, lungo
dodici metri, malato immaginario e mitomane; il medico VUXG, che quando è preoccupato
mangia i tavoli senza accorgersene; il neobrontosauro Emily, per il quale è stata
dispendiosamente adattata un’astronave intera, costituiscono una delle più straordinarie
gallerie di ritratti extraterrestri della science-fiction; e White, in questo romanzo, dà una
nuova vita alla fantascienza tecnologica, da qualche anno trascurata dai grandi autori
occidentali a favore soprattutto della sf sociologica, e trasformata, dagli autori orientali
minori, in una noiosa variante della divulgazione scientifica mescolata all’avventura. Buone
vacanze e appuntamento a settembre, con altre novità.
Tellini