Galatea 2.2
Dopo aver scritto quattro romanzi e aver vissuto all’estero, il protagonista di Galatea 2.2,
Richard Powers, ritorna negli Stati Uniti. Qui viene coinvolto in un progetto irresistibile:
occuparsi di un’intelligenza artificiale, insegnarle ad amare la letteratura, a leggere i grandi
libri, a capire il fragile equilibrio tra le parole e le cose, tra la pagina e la vita, tra il suono
di una sillaba e la realtà di un’emozione. Con l’esercizio, con il dialogo, la macchina sembra
conquistarsi gradualmente una sua umanità, travagliata e paradossale. Qual è il mio
nome, il mio sesso, la mia razza, la mia ragione di vita, giunge a chiedersi questa Galatea
cibernetica, ma di fronte a tali domande Richard Powers, novello Pigmalione, si trova a
rimettere in discussione la propria vocazione letteraria, il proprio passato, la lunga storia
d’amore che si è lasciato alle spalle. Perché questa macchina è piú di un fantasma, piú di
un Frankenstein smaterializzato nel codice digitale. Le vere domande sollevate dal suo
apprendimento riguardano l’identità dell’uomo, il senso della memoria e dell’intelligenza
‘naturale’, i limiti del pensiero e la necessità delle passioni.
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