Il dio femmina stuprato nel bosco
Storia di un bambino che fa l'amore con gli alberi. In realtà, Giacomo Canto è figlio di un
dio dei boschi, e dunque un bambino chiaroveggente. Attraverso la relazione fisica con gli
alberi entra nella dimensione ultraterrena dei morti e degli spiriti disincarnati. Sua madre,
che non è al corrente della vera natura di quel comportamento, lo fa visitare da un
neurologo e, non soddisfatta, lo porta da uno dei più famosi psicanalisti viventi: il
professor Abramo Veritier, medico che ha concepito la teoria che Dio è femmina. Il
professore, la cui teoria ha radici nella genetica licenziosa del nonno ebreo Nathan, e nella
propria turbata adolescenza, diagnostica il disturbo di Giacomo come "fitofilia", una parola
da lui creata per designare quell'originale perversione sessuale. Abramo Veritier è un
curioso e un amante degli esperimenti. Per capire cosa prova il piccolo paziente, anche lui
si accoppia con un albero, ma sceglie quello sbagliato (un arcidiavolo) accedendo alla
chiaroveggenza senza la purezza di cuore di Giacomo. Il suo gesto lo condurrà a scoprire
l'esattezza della sua teoria, ma anche allo stupro del dio femmina nel Bosco della Fontana.
Una creatura femminile fantastica, ma altrettanto reale, e il dio dei boschi "Ur", padre di
Giacomo, lo renderanno edotto della verità ultima del regno degli alberi. La cura di
Giacomo termina con una svolta erotica (attenzione: il capitolo 13 può risultare
scandaloso per i bacchettoni). Lo psicanalista avrà una breve quanto intensa relazione
con la madre del bambino. Improvvisamente, i due scompaiono dalla vita del professore,
finché dopo tanti anni, nell'epilogo del romanzo, quando egli è ormai centenario,
altrettanto inspiegabilmente riappaiono. Su una pagina di quotidiano, il vecchio
psicanalista riconosce il bambino che faceva l'amore con gli alberi. Ora Giacomo Canto è
adulto, e riveste la più alta carica di un governo illuminato e superumano…
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