Le terre del silenzio
Il mondo è annientato. Non esistono più città, confini, tecnologia; la stessa umanità è
scomparsa, ridotta in gruppi e celata fra le macerie, la terra e le montagne. Eppure la
natura ha ritrovato armonia e ordine, come se gli ultimi sconvolgimenti avessero favorito
la sua rinascita. Ha ritrovato il silenzio, dopo l’epoca delle grandi metropoli.
Sopra gli uomini esiste una nuova razza, intelligente e potente, del tutto simile all’uomo
per aspetto e comportamento, ma senza umanità e, forse, senza coscienza. Nessuno
conosce la sua origine, forse d’alieni, o di esseri che ricordano vampiri; si nutrono degli
uomini e al tempo stesso ne imitano la storia, per comprendere il passato del mondo.
Ma dai boschi arriva un giovane uomo, capace di uccidere il nemico. Pare abbia un
rapporto privilegiato con la natura nordica e ostile. E’ come un selvaggio, eppure ha il
sapere, un barlume di scienza capace di uccidere l’avversario che sta sterminando la sua
specie. E lo userà per mettere in atto la sua vendetta, che cova fin dall’infanzia. La sua
forza proviene forse dalla solitudine e dal silenzio. E silenziosa è la narrazione di questo
romanzo, intima, che tenta di restare avvolta nei pensieri e nei sentimenti del
protagonista.
Il romanzo d’esordio di Pietro Fratta è cupo e terribile, un horror fantascientifico
apparentemente senza speranza, capace di trascinare il lettore in uno scenario
Vegetti