Kiss Kiss
Kiss-Kiss: ecco una sigla da non dimenticare. Fatela entrare subito nel vostro vocabolario
di tutti i giorni. A Hollywood chiamano kiss-kiss la scena madre di un film quando lui e lei,
dopo essersi guardati per lungo o breve tempo negli occhi; si sentono così irresistibilmente
attratti l’uno verso l’altra che, tàcchete, scocca il bacione. Bacio secondo i gusti:
chilometrico, delirante, salivoso mordace, glutinoso, abissale, sublinguale o
jugulo-tracheale labiosuperficiale o pileoavvolgente. È il momento del brivido, in somma: in
platea, amanti che si cercano, vecchi sposi che si commuovono, scapoli in imbarazzo,
adolescenti ad occhi spalancati — e le romanticone che si sentono sciogliere i tendini del
polpaccio. Fate il traslato: il kiss-kiss è il momento in, cui il ragno mangia la mosca, il peso
massimo sbatte al suolo l’avversario, la vipera vibra la lingua e fa balenare il dente, il
vampiro azzanna la carotide, la suocera domina il genero, e il marito fedifrago viene
scoperto con tracce di rossetto sulla camicia. L’attimo del suspense: quando le gomme
del carrello toccano la pista o il vigile s’avvicina alla vostra machina in sosta proibita, col
taccuino delle multe in mano ,Gli antichi lo chiamavano il bacio della gloria , il bacio del
destino, bacio della sorte, bacio della morte.
Gli ermetici “pausa privilegiata”. Jung “transfert”. I romani: “strizza”
Di queste “strizze” (piacevolissime) Roald Dahl ve ne fa provare undici.
Sbaraini