L'ombra della cattedrale
Un uomo. Una donna. Una città. Tre elementi che fanno subito pensare a una tipica storia
di sentimenti domestici: commedia, idillio, o tragedia, giocati su una collaudata
scacchiera di geometrie urbane. Ma se ai primi tre se ne aggiunge un quarto, il “mistero”,
ecco che i rapporti tra di loro si alterano, i ruoli entrano in crisi, le geometrie saltano. Può
capitare, allora, che l’uomo — nella fattispecie Mauro Scaglione, critico letterario sulla
cresta dell’onda — veda rapidamente crollare il suo castello di certezze, ritrovandosi a
fluttuare in un mondo di sottili magie, di conturbanti prospettive. O che la giovane donna
— Gloria, così radiosamente concreta, all’inizio, di forme e di ideali — finisca per rivelare
insospettati legami con l’arcano. E che la città — una Torino impeccabilmente espressa
nelle sue connotazioni toponomastiche e ambientali — si colori d’un tratto di luci e valenze
che nessuna guida turistica sarebbe in grado di illustrare.
Ritorna ancora la Torino hoffmanniana e sfuggente di Concerto rosso. Ritorna l’incanto di
certe sue defilate piazze, il profumo di certi suoi giardini segreti: scenario appropriato a
una storia di enigmi e atmosfere che là aveva come base la scoperta di un concerto
“stregato”, mentre qui s’appunta sul caso di un grande scrittore che, pur se defunto da
trent’anni, inopinatamente riprende a dar segni di sé e a “produrre”, pagina su pagina,
quel capolavoro che la morte gli aveva impedito di completare. Giallo magico? Fantasia
onirica su un’opera in gestazione? O, semplicemente, cronaca visionaria di un amore
impossibile? Anche per L’ombra della Cattedrale è arduo tentare una definizione. Perché il
romanzo è tutto quel che si è detto, e ancora qualcosa di più. Per esempio: una macchina
narrativa che, nell’esuberanza delle descrizioni come nel fluire dei dialoghi, non rinuncia a
coniugare l’intelligenza col divertimento, il taglio spettacolare con l’annotazione preziosa,
sostenendo il tutto con una scrittura sinuosa e modulata, simili a una partitura musicale
che aderisce agli alterni ritmi della vicenda. E, ancora, una fitta trama di suggestioni
visive, sonore, olfattive e anche tattili; un caleidoscopio di ambienti, personaggi,
ambiguità, dolcezze, ossessioni, che afferrano il lettore già dalla prima pagina e lo
trascinano, di sorpresa in sorpresa, di emozione in emozione, fino alla allucinante
sequenza risolutiva sui monti di Bardonecchia, e oltre, verso lo spiraglio di nuovi
interrogativi e inquietudini che il finale dischiude.
Cottogni