| Elidor |
| “… I ragazzi corsero, lampione dopo lampione, lungo la strada, a volte scorgendo |
| un’ombra, a volte un profilo alto: era sempre troppo scuro per poterli distinguere. Girato |
| l’angolo, la fluorescenza bianca della stazione ferroviaria in fondo alla strada apparve |
| come un santuario. Si diressero verso le sue vetrate e il suo cemento, come se il pericolo |
| dietro di loro, il pericolo di punte di lancia e bordi di scudo, potesse venire neutralizzato |
| da quel bagliore di luce al neon.” |
| Uno stradario, un desolato quartiere periferico, un pallone da calcio, una chiesa in rovina |
| sono i quattro banali elementi che conducono Roland, David, Helen e Nicholas a Elidor, un |
| paese dal luminoso passato, ormai quasi distrutto dalla paura e dall’oscurità. Solo i quattro |
| ragazzi, custodendo i quattro Tesori che vengono loro affidati, possono salvare Elidor |
| dalla totale distruzione. Ma poco alla volta i poteri del male cominciano a invadere la |
| tranquilla periferia di Manchester. È forse solo l’elettricità statica che fa urlare la |
| televisione? Perché appaiono macchie umide sul muro della soffitta… sono forse ombre |
| d’uomini? Perché i ragazzi avvertono l’irrefrenabile richiamo di un profondo terrore che |
| Vegetti |