Quare
Un’astronave gigantesca sospesa — da quando? — nello spazio siderale. A bordo l’umanità
tutta? —, senza memoria e senza meta. Frattanto, su un pianeta che forse —forse? — è
la Terra, una bambina distesa su un prato addita il cielo notturno a un uomo che non è
suo padre. E un uomo che non dorme mai si domanda chi proprio a lui abbia affidato il
compito di vegliare — perché? — su file innumerevoli di dormienti.
Quare. In latino questa parola significa «perché» e nella Bibbia compare all’inizio del Salmo
2, dedicato alla potenza di Dio e alla protezione accordata ai suoi figli: Quare fremurunt
gentes / et populi meditati sunt mania? («Perché le genti congiurano, perché invano
cospirano i popoli?»). In questo romanzo vertiginoso la fantasia si tuffa nelle prospettive
del «come», del «quando» e del «perché» illuminando di bagliori abbacinanti l’amicizia,
l’amore, il potere, il dovere, il fare dell’uomo. Riuscirà il sognatore Alioscia a difendere la
sua Cecile dalle mire di Asclepius? E perché Asclepius — chi é Asclepius? — ha imbarcato
l’umanità in un viaggio senza ragione? Perché un ghigno bestiale inquina il sentimento più
delicato? Perché i giochi di parole — giochi? — possono produrre la fine del mondo? Chi
vuole eliminare i cristiani dallo spazio interminabile? C’è ancora, da qualche parte — dove?
— un papa? È possibile rimpiazzare la profondità con l’estensione? Quare?
Cottogni