Le «cose cattive» di Henry James
Il giro di vite, diceva Henry James, «è un’escursione nel caos pur rimanendo, come
Barbablù e Cenerentola, solo un aneddoto – anche se un aneddoto amplificato e
altamente accentuato e tornante su se stesso; come del resto tornano su se stessi
Cenerentola e Barbablù... è un’amusette per acchiappare quelli che non si acchiappano
facilmente... gli estenuati, i disillusi, gli scontenti», anche i lettori di professione. I quali,
nella trappola così predisposta, sono caduti ripetutamente dando vita con discordanti
interpretazioni a un piccolo «caso giudiziario», che Giovanna Mochi ricostruisce con
puntigliosa lucidità: i fantasmi che abitano la grande casa di Bly nascono in una
immaginazione turbata o fanno parte di una realtà che la perfezione stessa dei congegni
di James ha reso ambigua e inquietante? Sono sintomi proiettati sullo schermo del mondo
o sono, i fantasmi, le «cose cattive» di quel mondo? In quale punto esatto il freddo
calcolo artistico di James ha fissato i confini di una fiaba «indipendente e irresponsabile»?
Bonazzi