Faust e il Golem
Il mito di Faust e il mito del Golem sono miti "giovani", nati simultaneamente intorno al
1580, nel pieno del Rinascimento, da due figure storiche, il Doktor Johannes Faustus e il
Rabbi Jehudah Loew ben Bezalel, detto il Maharal di Praga.
L'aspetto magico, romanzesco cela un nucleo filosofico che sembra trovare per entrambi
l'interprete ineguagliato in Goethe (con il Faust e con L'apprendista stregone). Ma i due
temi "metafisici" del patto con il diavolo e della creazione del Golem (o automa)
proseguono il loro cammino verso il nostro secolo, in cui incarnano l'uno (Faust) il mito
dell'uomo moderno, l'altro (il Golem) il mito dell'uomo postmoderno. E ora trovano
nuovamente chi dà loro voce: Thomas Mann, autore del Doktor Faustus (1947), e Norbert
Wiener, autore di Cybernetics (1948) e di God & Golem (1964).
Chi conosca la storia di questi due miti sa che il secondo è un mito ebraico, ed ebrei sono
il Maharal e Wiener, che reggono i due capi del filo golemico. Ma un terminale ebraico
potrebbe scorgersi anche nel romanzo di Mann - forma definitiva del mito faustiano - se
egli non avesse attribuito l'invenzione della dodecafonia al suo protagonista (e al suo
patto con il diavolo) anziché al vero inventore, l'ebreo Arnold Schönberg. Il quale -
osserva Neher - si ispira in realtà all'altro filone, al pensiero dialettico del Maharal, e quindi
può essere visto come la cerniera tra i due miti.
Bonazzi