Profumo di zolfo
Profumo di zolfo, una di quelle storie che se non fosse già scritta si sarebbe tentati di
definire impensabili, è nata come idea per un film -naturalmente bocciata dai "cervelloni"
della produzione italiana, che ritenevano assurda e "non commerciale" la presenza di
diavoli vampiri e fantasmi sullo schermo, e poi regolarmente costretti a ricredersi dopo il
successo di Rosemary's Baby e l'affermarsi del filone satanico-, si è trasformata col tempo
in una avvincente narrazione letteraria. A cavallo fra il romanzo e la fantacronaca, denso
di azione ma anche di calcolate pause e riflessioni satiriche, il libro si offre al lettore come
esempio di un solido e spesso irresistibile humour.
Sullo sfondo di uno scenario piacevolmente mutevole, che ci fa viaggiare dal Sottosuolo a
Roma, dai salotti della Capitale ai sobborghi di Cinecittà, e da Ischia a Vulcano a bordo di
un favoloso yacht, si muovono e si intrecciano, sospinte da un curioso destino, figure
misteriose e personaggi reali, diavoli in incognito e signore in vacanza, industriali in crisi e
poliziotti a caccia di fantasmi. Quanto di meglio, insomma, possa offrire oggi la nostra
inquieta società alle prese con la sua falsa coscienza è raccolto in questo graffiante e
ameno puzzle che ha non solo il pregio di farci rimpiangere, alla fine, i personaggi con i
quali abbiamo familiarizzato, ma anche quello di svelarci, con una sorta di poetica
preveggenza, quale potrebbe essere il nostro futuro destino.
Bertoni