| Il Dio del 36° piano. Storie del futuro prossimo |
| Il futuro viene come un ladro nella notte: da un mese all’altro, da un anno all’altro, l’ufficio |
| o la fabbrica dove lavoriamo si riempiono a poco a poco di sussurranti «colleghi» |
| elettronici, di infallibili dirigenti fatti di microcircuiti, di pulsanti, di spie luminose. |
| Accettiamo senza batter ciglio appartamenti sempre più piccoli, camere d’albergo ridotte a |
| cubicoli, viaggi e divertimenti minuziosamente programmati; ci mettiamo l’auto, come un |
| cappotto, per andare dal tabaccaio, camminiamo tra assordanti rumori che non sentiamo, |
| compiliamo moduli che non comprendiamo, aspettiamo con pazienza il nostro turno davanti |
| a sportelli cifrati, misteriosi, onnipotenti. Sappiamo oscuramente di vivere sull’orlo di |
| qualcosa di grosso, ma la spinta, giorno per giorno, è leggera, insensibile: il mattino di oggi |
| sembra uguale a quello di ieri. I racconti di questa antologia di fantascienza |
| anglo-americana accelerano i tempi, ma di poco: partono da noi, dal nostro mondo, dalle |
| nostre abitudini e complicazioni, dalle nostre paure e schiavitù. Non sono profezie, ma |
| ipotesi, probabilità immediate. In ognuna di queste storie c’è l’ultima piccola spinta oltre |
| l’orlo del futuro prossimo, dove potremo ritrovarci in fondo a un abisso o in vetta a una |
| grande azienda, al 36° piano. |
| Tellini |