| Il fascino discreto dell'orrore |
| Uno sguardo che coglie nell’atmosfera della propria casa spazi inquietanti ed echi di |
| penose assenze; la facoltà creativa di uno studioso che, degenerando, partorisce mostri; |
| una città immaginaria in cui l’io, tra volti di cari perduti, non distingue più se appartenga ai |
| vivi o ai morti. Specchi che racchiudono mondi paralleli, lenti che trasfigurano lo sguardo, |
| apparizioni, miraggi, porte che separano il quotidiano dal meraviglioso. Una metamorfosi |
| continua che investe i luoghi, gli oggetti, i protagonisti degli eventi narrati. Così Aldo |
| Carotenuto ci inizia al perturbante confronto con un mondo rovesciato, fatto di immagini e |
| simboli che appartengono al prolifico terreno dell’inconscio. Fantasie del mutevole si |
| avvicendano in queste pagine: sono le voci di coloro che hanno creduto nella suggestione |
| del diverso, nell’oscurità che anticipa il desiderio e l’illuminazione, nel fascino discreto |
| dell’orrore. Questo orrore che nasce dal sentirsi parte di una dimensione incontrollabile |
| sebbene familiare. |
| Bonazzi |